8. La nostra esperienza

“ATTIMO DOPO ATTIMO”

Mi chiamo Fabio, ho 21 anni e quest’anno ho avuto la possibilità di vivere insieme ad altre ragazze e ragazzi di Brescia, Bergamo e Belluno un’esperienza di volontariato in Albania. Si è trattato di animare un grest insieme a un gruppo di animatrici Albanesi. Siamo stati ospitati presso il centro delle Suore del Sacro Cuore a Ishull Shengjin.

L’esperienza è durata circa 2 settimane e il grest era rivolto a bambini/e e ragazzi/e in una fascia di età che andava dall’asilo fino a ragazzi di 15/16 anni.

Il filo conduttore è stata la storia del libro della giungla. Una giornata tipo era la seguente: sveglia alle 7.30 colazione e poi partenza insieme alle animatrici albanesi per arrivare verso le 8.30 alla scuola dove abbiamo tenuto il grest. Dopo un momento di preghiera e alcune note organizzative davamo inizio al grest con una scenetta (tratta dal libro della giungla) al termine della quale avevano inizio le attività e i giochi veri e propri. Tutti i bambini sono stati suddivisi in classi per fasce di età. Alle 11 aveva fine la mattinata a cui seguiva un breve momento di verifica per poi riprendere le attività dalle 16.30 alle 18. Al termine del grest si tornava al centro e si stava allegramente insieme pensando anche a preparare il materiale necessario per il giorno dopo.

Quest’esperienza mi ha dato davvero tanto. Ho dentro di me tante immagini. Ricordo le suore del Sacro Cuore semplici generose e disponibili che stanno dedicando la loro vita alla causa Albanese, sono un sostegno e un riferimento fermo per tutta quella gente. Ricordo il disarmante sorriso di Suor Rosa che un giorno ci aveva detto con la massima semplicità: “Io sono venuta in Albania perché il mio Sposo è qua. E io non potevo non seguirLo!”. Ricordo i cancelli del centro, sempre aperti per accogliere bambini uomini e donne. Ricordo Suor Assunta che trascorreva tutta la giornata ad animare insieme a noi. La vedo ancora girare per le classi instancabile o mentre da sola manda via alcuni ragazzi che cercavano di entrare nella scuola per guardare le ragazze e disturbare i più piccoli. E penso ai ragazzi della classe che animavo. Erano i più grandi è spesso facevo davvero fatica a tenerli. Poca educazione, poca cultura e dietro tutto questo una famiglia disinteressata al loro destino. Sono cresciuti in strada. Molte volte ho alzare la voce ma rimanevo stupito di come si calmavano appena gli davo una pacca sulla spalla dimostrandogli che ero loro amico e che se li sgridavo era per il loro bene. Era stupendo perché quell’aria da duri improvvisamente svaniva ed emergeva il loro cuore, disperatamente assetato di un po’ di affetto e di un amicizia. E come non pensare a tutte quelle ragazze Albanesi che abbiamo conosciuto animando il grest. Ci hanno stupito per la semplicità e il sorriso con cui ci hanno accolti. Si sono subito avvicinate a noi e ci cercavano. Cercavano noi! Ci siamo aperti gli uni con gli altri e siamo rimasti meravigliati dalle loro storie e dalle storia del loro paese. Un storia difficile fatta di guerre, regimi e di una povertà economica e culturale che pesa come un macigno sulla vita di tutte quelle persone. Gli interessi personali dominano ancora su quelli collettivi e la società è intrisa di regole e tradizioni che limitano fortemente la libertà delle persone e specialmente delle donne. I matrimoni spesso sono ancora “costruiti” dalle famiglie e per questo motivo ragazzi e ragazze non posso frequentarsi pubblicamente. Se lo fanno rischiano punizioni esemplari. Le donne sono in genere ridotte a un oggetto conteso, con pochissimi diritti nella società come nella famiglia dove è ancora la figura dell’uomo a dominare.

Le stesse animatrici che frequentavamo erano alle prese con queste problematiche. Ragazze della nostra età che hanno gli stessi nostri sogni e speranze. Studiare, viaggiare, un amore felice... Sogni davvero difficili da realizzare oggi come oggi in Albania. Sogni sussurrati, sogni custoditi in fondo a un cassetto per non essere sciupati da una realtà che va in tutt’altra direzione.

Ora sono tornato a casa con tanto su cui riflettere. Innanzitutto un grande richiamo al mistero e a me stesso. Perché è proprio vero allora che nella vita non c’è nulla di scontato. A volte mi fermo a guardare l’orizzonte e ricordo quei milioni di persone che ogni giorno lottano per rimanere in vita sorretti solo da una fievole speranza. Perché io ho tutto questo? Perché io posso studiare sognare e crescere in serenità e loro no? Come è ingiusto trovarsi di fronte a una vita fatta di privazioni e di tormenti solo perché “sono nato qua anzi che là”.. La vita si vive solo una volta e per questo bisogna lottare ogni istante per essa e per la vita di chi è stato più sfortunato. Dio ha un progetto che noi non possiamo ancora comprendere. Ma abbiamo un cuore per “sentire qual è la strada” e una libertà per scegliere questa strada. Questo è solo qualcosa di quello che il popolo albanese mi ha dato…

GRAZIE.

Fabio